Letture: Isaia 58,1-9; Salmo 51; Matteo 9,14-15
Con una serie di immagini la Bibbia parla di una scelta presentata dalla Parola di Dio a coloro che la ascoltano.
Secondo il Libro del Deuteronomio, in un passo letto ieri a Messa, la scelta di osservare i comandamenti di Dio o di non osservarli è una scelta tra la vita e la morte, tra la benedizione e la maledizione. Per gran parte della “letteratura sapienziale” la scelta, espressa nel modo in cui ci relazioniamo con gli altri e con Dio, è tra camminare nella via della sapienza o scendere nella via della stoltezza. Paolo contrappone la vita secondo lo Spirito alla vita secondo la carne, mentre Giovanni ama l'immagine della luce e delle tenebre.
Nella sua predicazione Gesù parla senza mezzi termini di questa scelta. Si tratta di scegliere tra una porta stretta che si apre su una strada difficile e una strada facile e larga che, però, porta alla perdizione (Mt 7,13-14). Il Vangelo di oggi lo dice ancora più chiaramente: dobbiamo scegliere tra il desiderio di salvare la nostra vita, che significa perderla, e il perdere la nostra vita per amore di Cristo, che significa salvarla.
La prima lettura di oggi ci offre un'immagine fisica e molto concreta della scelta che dobbiamo fare tra questi due modi contrastanti di vivere: il pugno chiuso e la mano aperta.
Pensate alla differenza tra l'essere affrontati con un pugno chiuso e l'essere offerti con una mano aperta. Il pugno chiuso significa minaccia, rifiuto, arroganza, esclusione, rifiuto, rabbia e violenza. La mano aperta significa amicizia, aiuto, pace, condivisione, comunicazione e connessione.
Nella prima lettura di oggi Isaia incoraggia i suoi ascoltatori a “liberarsi dal giogo, dal pugno chiuso, dalla parola malvagia”, e a farlo “dividendo il pane con l'affamato e vestendo l'uomo che vedi nudo”. Il Salmo 111 sviluppa l'idea: “L'uomo buono ha pietà e presta... è generoso, misericordioso e giusto... a mani aperte dà ai poveri”.
Laddove il pugno chiuso è ingeneroso, non ricettivo e chiude le cose, la mano aperta è generosa, accogliente e vulnerabile.
Il Cristo crocifisso ha aperto le mani, le braccia e il cuore sulla croce per darci la rivelazione definitiva di Dio. Questo cuore aperto al mondo contiene un amore che va al di là di ogni aspettativa e di ogni speranza naturale, un amore che va al di là di ogni canto o racconto. Il Dio che spalanca la sua mano per soddisfare i desideri di tutti i viventi (Sal 145) ha ora spalancato il suo cuore per portare alla vita eterna tutti coloro che ha scelto (Ef 1,11).
Le ragioni per cui, a volte, scegliamo la via del pugno chiuso piuttosto che quella della mano aperta possono essere molteplici: ferite e delusioni, stanchezza e indifferenza, paura e incomprensione, egoismo e disprezzo.
Qualunque sia la ragione, il pugno chiuso implica sempre un allontanamento dalla propria parentela e la negazione, di fatto, che gli altri siano della stessa parentela. La mano aperta, invece, significa rivolgersi agli altri come nostri parenti, creature umane simili, fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre celeste che condividono una chiamata comune e una speranza comune.
Così come la presenza del sale e della luce non può essere nascosta e la loro assenza sarà notata, la gentilezza della persona buona non può essere negata e lo shock del pugno chiuso ci fermerà. Le opere buone di chi ha le mani aperte risplendono affinché gli uomini lodino il Padre per la santità che intravedono nelle sue creature. Abbiamo capito che Dio è così, che fa sorgere il suo sole sui cattivi come sui buoni, che la sua pioggia cade sugli onesti come sui disonesti (Mt 5,45).
Una delle tre opere della Quaresima è l'elemosina, l'apertura dei nostri cuori e delle nostre mani al prossimo, specialmente al prossimo povero in qualsiasi tipo di bisogno. La Quaresima è quindi un tempo per esercitarsi a passare dal pugno chiuso alla mano aperta. Ci chiudiamo in noi stessi, indurendo il nostro cuore e stringendo il pugno? Oppure dobbiamo seguire Cristo aprendo le nostre mani e i nostri cuori, tendendo la mano agli altri con generosità e giustizia? Che senso ha aprire le mani in preghiera a Dio, che senso hanno la penitenza e la disciplina, se non diamo una mano di gentilezza ai nostri fratelli e sorelle nel bisogno?
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