Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

martedì 4 marzo 2025

VIII SETTIMANA MARTEDI (ANNI DISPARI)

Letture: Siracide 35,1-12; Salmo 50; Marco 10,28-31

In tutte le Scritture si ricorda al popolo che la fede non riguarda solo la pratica della religione, ma anche la vita. Ci deve essere coerenza tra ciò che professano con le labbra e celebrano nei loro rituali, da un lato, e quanto sono giusti e gentili con i loro simili, dall'altro. Le pratiche religiose non sono fini a se stesse: sono sempre al servizio della relazione del popolo con Dio e tra di loro.

Notate con quanta intelligenza questo punto viene fatto nella prima lettura di oggi. Vuoi offrire un sacrificio? Allora osserva la legge. Vuoi fare un'offerta di pace? Osserva i comandamenti. Volete offrire farina fine? Fai opere di carità. Vuoi offrire un sacrificio di lode? Fai l'elemosina. Volete piacere al Signore? Astenetevi dal male. Volete espiare? Allora evita l'ingiustizia.

A volte si parla oggi come se il “vangelo sociale” o la “giustizia sociale” o il lavoro per la “giustizia e la pace” siano una sorta di riduzione liberalizzata o secolarizzata del vangelo, trasformandolo in “lavoro sociale” (quest'ultimo da pronunciare con un tono di voce denigratorio).

Ma tali opinioni sembrano ignorare ciò che insegna la Bibbia. Dalla legislazione sul Giubileo nel Libro del Levitico fino ai grandi profeti e maestri di saggezza di Israele, la tendenza a separare la pratica religiosa nel tempio e le opere di giustizia nella città è criticata e respinta. Viene criticata ancora e ancora, più e più volte, il che testimonia quanto sia forte questa tendenza, quanto debba essere stata persistente tra il popolo.

Come deve essere persistente anche tra noi questo tipo di ipocrisia. Durante la Quaresima saremo richiamati più volte alla coerenza. Qual è il digiuno che il Signore vuole? Non il digiuno ipocrita di persone che trattano gli altri in modo deplorevole, ma, in primo luogo (se si deve scegliere), opere di giustizia, gentilezza, cura e compassione. Questo è il digiuno che il Signore vuole, ci dirà Isaia. 

Dio non si lascia corrompere dalle offerte di chi opprime e sfrutta gli altri. Non serve a nulla sacrificare i frutti dell'estorsione: non si portano. Dio è un Dio di giustizia che non conosce favoritismi. Potremmo pensare di ingannare gli altri o noi stessi se pratichiamo la religione in modo ipocrita, ma naturalmente Dio ci vede benissimo. Gesù lo spinge ancora più in là, rendendolo ancora più radicale: il sacrificio che salva il mondo è l'offerta di se stesso, la sua pratica religiosa e la sua vita divenute semplicemente identiche.

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