Letture: Colossesi 1,9-14; Salmo 97/98; Luca 5,1-11
La chiamata dei primi discepoli sembra un po' più normale, meno inquietante, nel racconto di Luca che ascoltiamo oggi, rispetto a quella di Matteo e Marco, dove sembra quasi una sorta di magia: egli li vede, li chiama, e immediatamente essi lasciano tutto e lo seguono. Tutto qui. Qui la chiamata è preceduta dall'ascolto dell'insegnamento di Gesù. Egli chiede di poter usare la loro barca per rivolgersi alla folla che si era radunata sulla riva. L'insegnamento è seguito da un segno, un prodigio, una pesca miracolosa, che suscita una delle famose dichiarazioni di Pietro: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore».
Non solo ha più senso, ma è più vicino al modo in cui noi stessi decidiamo di seguire Gesù, o decidiamo di perseverare nel seguirlo. (Dobbiamo decidere questo più e più volte nel corso della nostra vita). Normalmente non abbiamo l'esperienza di incontrare effettivamente la personalità magnetica o carismatica la cui voce e il cui sguardo ci travolgano al punto da lasciar tutto e seguirlo. Ciò che abbiamo è l'insegnamento di Gesù che continua a esercitare il suo potere e a rivelarglielo. Lo ascoltiamo almeno attraverso la lettura delle Scritture, forse di altri testi, così come attraverso le liturgie e la predicazione della Chiesa. È sufficiente per attrarci, forse anche per trattenerci.
Ma c'è anche un segno, un prodigio, qualcosa che accade nella nostra vita o nel mondo che ci circonda, che conferma le parole del suo insegnamento e che lo rivela anche a noi? Ciò che funziona come segno varia da persona a persona: lo Spirito Santo è infinitamente creativo nell'ideare segni adatti all'esperienza e alle esigenze di ciascuno. Per Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni, il segno è una fecondità inaspettata e insolita nel loro lavoro ordinario. Mettendo insieme le parole del suo insegnamento - che sono state sufficienti a Pietro per fidarsi di lui quando ha detto loro di gettare nuovamente le reti - e il segno della grande pesca, Pietro si rende conto che sono alla presenza di colui in cui Dio opera con potenza. (Nel Vangelo di Luca è aiutato anche dal fatto di aver già assistito alla guarigione di sua suocera e di altri).
Così Pietro reagisce nel modo normale in cui reagirebbe un essere umano trovandosi alla presenza di Dio: si sente indegno di essere lì, la sua peccaminosità illuminata nella presenza della santità. «Non temere», dice Gesù, non per l'ultima volta, come per dire «la tua peccaminosità non è un ostacolo alla chiamata che stai ricevendo».
Forse un esercizio utile per noi oggi è riflettere su tre domande:
- dove sto ascoltando l'insegnamento di Gesù?
- cosa ha contato in passato, o conta nel presente, come segno che conferma l'insegnamento di Gesù per me?
- cosa devo lasciarmi alle spalle se voglio seguire Gesù più da vicino d'ora in poi?
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