Letture: 1 Tessalonicesi 5,1-6.9-11; Salmo 26/27; Luca 4,31-37
Una donna incinta è, come si dice, "in attesa", e quindi aspetterà con ansia il momento in cui inizierà il travaglio. Non sarà una sorpresa totale. Potrebbe arrivare prima del previsto, naturalmente, o potrebbe arrivare più tardi, per mettere ulteriormente alla prova la sua pazienza. Ma arriverà.
Questa è la metafora che Paolo usa per parlare del ritorno di Gesù. Viviamo con questa convinzione, dice, e quindi dobbiamo mantenere un senso di prontezza, rimanendo vigili e sobri. Il mondo è gravido di Colui che tornerà, anche se non conosciamo il giorno o l'ora esatta del suo ritorno. Ma lui verrà. Il salmo esprime la stessa convinzione: credo che vedrò le cose buone del Signore nella terra dei viventi.
Non sarà quindi sorprendente se gli "spiriti immondi", con cui Gesù lotta nel Vangelo, attaccheranno questa convinzione in noi. Ci sono vari fronti su cui potrebbero attaccarla. Gesù non è ancora tornato, dopo tutti questi secoli, quindi quanto è probabile che si presenti oggi, o la prossima settimana, o il prossimo anno? Una religione rispettabile e matura dovrebbe essere quella che fa la differenza nella vita degli esseri umani ora, non quella che vive di una promessa di qualcosa che accadrà in un futuro sconosciuto. Questo non fa altro che distogliere l'attenzione delle persone dalle sfide e dai problemi attuali, che oggi sono enormi in tutto il mondo. Perché sprecare energie in qualcosa che, siamo onesti, difficilmente accadrà durante la nostra vita? Rimanere sobri e vigili in ogni momento è un compito arduo per il tipo di creature che siamo: è praticamente impossibile considerando la nostra capacità di attenzione, i nostri vari bisogni fisici ed emotivi che richiedono attenzione, le molte altre cose interessanti e utili che possiamo e dovremmo fare.
Ma soffermiamoci ancora un po' sulla metafora di Paolo, perché è di per sé, beh, pregnante! Si ratta di un evento futuro, sì, ma è anche una realtà molto presente, una vita già in corso anche se non ancora visibile. Essere incinta fa già un'enorme differenza nella vita della donna che aspetta, del padre del bambino e di altre persone che saranno intimamente coinvolte dall'arrivo della nuova persona. Tenere gli occhi fissi sull'evento che sta per arrivare ci permette di vivere bene ora, di rimanere sobri e vigili, di affrontare i problemi che ci sono, in modo da essere preparati all'arrivo di colui che verrà. Dobbiamo prepararci bene in molti modi diversi per accoglierlo.
«La creazione attende con ansia», dice Paolo in un altro passo, «un grande atto di nascita». Il mondo è gravido, una nuova vita è in corso al suo interno, una vita per ora nascosta con Cristo in Dio. Ma le persone che credono sono già un tutt'uno con questa nuova vita e vivono di essa. Possiamo aggiungere questo alla metafora: la Chiesa, la comunità di coloro che cercano attivamente la venuta di Cristo, è quindi come il grembo del mondo, il luogo in cui la vita del regno futuro è già presente, in una sorta di forma embrionale.
Ma questo ci mostra anche il limite principale della metafora della gravidanza, il punto in cui l'analogia si interrompe. Mentre il bambino che cresce vive per ora della madre, esercitando tutte le sue funzioni vitali in completa dipendenza da lei, la vita di fede significa vivere di Colui che sta per nascere in noi, Colui di cui il mondo e la Chiesa sono gravidi. La direzione della dipendenza è invertita. Non è il bambino che vive della madre, ma la madre che vive del bambino.
Colui che sta per venire comanda tutti gli spiriti impuri con la sua parola di autorità e potere, e può impedire e rimuovere tutti i loro modi di danneggiare gli esseri umani. Quando verrà nella chiara e visibile pienezza di quell'autorità e potere, sarà per la guarigione del mondo, per il benessere umano, per l'instaurazione della giustizia, per la vita eterna nella terra del Dio vivente. Vivendo con questa convinzione, essendo incinti in questo modo, ci sforzeremo di rimanere vigili e sobri e di rafforzare già, qui e ora, la vita del regno che sta per venire.
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