Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

mercoledì 10 settembre 2025

Settimana 23 Mercoledì (Anno 1)

Letture: Colossesi 3,1-11; Salmo 145; Luca 6,20-26

La versione delle beatitudini di Luca non è così conosciuta come quella di Matteo. Le otto beatitudini che aprono il grande discorso della montagna nel Vangelo di Matteo occupano un posto sicuro nella conoscenza che le persone hanno del Nuovo Testamento. Il fatto che vengano spesso lette durante le messe funebri e in altre occasioni speciali pone le beatitudini di Matteo al pari di 1 Corinzi 13 come uno dei testi più conosciuti della Bibbia.

Luca ci offre solo quattro beatitudini. È famoso il passo in cui Gesù dice semplicemente: «Beati voi che siete poveri». Ci viene detto che il significato radicale di questa affermazione è già un po' smorzato da quella che potrebbe sembrare una glossa in Matteo: «Beati i poveri in spirito». In tutto il Vangelo di Luca, Gesù è più diretto, più incisivo, sui pericoli che le ricchezze comportano per chi lo segue. Non è solo il nostro atteggiamento nei confronti delle ricchezze che può essere problematico, è il semplice fatto di essere ricchi (in tutti i modi in cui gli esseri umani possono essere ricchi) che rende meno probabile che le persone siano in grado di rispondere alla sua chiamata.

Un altro contrasto tra Luca e Matteo è che qui le quattro benedizioni sono seguite immediatamente da quattro guai o lamenti che rispecchiano esattamente le benedizioni: guai a voi che siete ricchi, che ora siete sazi, che ora ridete, di cui la gente parla bene. La povertà, la fame, il pianto e il rifiuto sono benedizioni perché conoscere queste cose permette alle persone di capire ciò che hanno vissuto i profeti. Basti pensare a Geremia e a ciò che ha sofferto per mano del popolo e dei suoi capi, una passione che anticipa molto chiaramente la passione di Gesù. Le disgrazie, invece - la ricchezza, la pancia piena, le risate e la stima - sono ciò che hanno ricevuto i falsi profeti. Il contrasto più radicale è tra il vero e il falso, il profeta che serve la parola di Dio e il profeta che serve altri interessi.

Ecco un altro modo in cui Gesù insegna «il grande capovolgimento»: i primi saranno ultimi e gli ultimi primi, chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato, chi salva la propria vita la perderà, mentre chi perde la propria vita per amor mio la troverà. Beati voi quando sarete gli ultimi, umiliati, quando perderete la vostra vita... Non si tratta semplicemente di un insegnamento moralistico, ma di un'analisi di ciò che inevitabilmente comporta servire la parola di verità di Dio.

Nella prima lettura di oggi Paolo presenta con altre parole questo stesso insegnamento di Gesù. Siete morti, dice Paolo, e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Anche qui il contrasto fondamentale è tra verità e falsità. «Smettete di mentirvi l'un l'altro», dice Paolo. Neanche questo è solo un'esortazione morale, ma il riconoscimento di una falsità radicale che viene smascherata, portata alla luce dalla verità che è Cristo. Paolo parla di questo capovolgimento in questi termini: il vecchio io è morto, tutte le maschere e le finzioni, i tristi sforzi per ottenere fama e fortuna, i modi in cui cerchiamo di salvarci facendo qualcosa di noi stessi, essendo una sorta di persona efficace nel mondo - tutto questo è vuoto, vano, in disgregazione. Ma la nostra vera vita, la vita del nuovo io, è nascosta con Cristo in Dio. Questa nuova vita significa la nostra ricreazione a immagine del Creatore, l'emergere dell'essere umano come originariamente inteso da Dio.

Dobbiamo liberarci della vecchia pelle, lasciarla andare, con tutte le sue patetiche aspirazioni, e permettere a noi stessi di vivere da questa nuova fonte, Cristo che è tutto ed è in tutti. Ne consegue inevitabilmente tutta una serie di «cambiamenti comportamentali». Non è semplicemente lo sforzo di stringere i denti che pone fine all'immoralità, all'impurità, alla passione, al desiderio malvagio, all'avidità, alla rabbia, alla furia, alla malizia, alla calunnia, all'oscenità. È molto più semplice di così: smettete di mentire gli uni agli altri. Smettete di mentire, in primo luogo, a voi stessi. Guardiamo a Cristo, camminiamo in lui, siamo radicati e edificati in lui - tutto ciò che Paolo ha detto ieri - e cominciamo a vedere le cose correttamente, senza distorsioni. Vediamo che l'austerità delle beatitudini raccontate da San Luca è semplicemente l'aria fresca di una vita sincera, la capacità di essere in contatto con la realtà, la via lungo la quale Cristo apparirà, e noi con lui nella gloria.

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