Letture: Atti 16,11-15; Salmo 149; Giovanni 15,26-16,4
Il libro che chiamiamo “Atti degli Apostoli” potrebbe essere chiamato, con la stessa veridicità, “Atti dello Spirito”. I viaggi e i miracoli, i discorsi e i dibattiti, i colpi di scena che accompagnano la missione evangelizzatrice degli apostoli, avvengono chiaramente a livello umano. Ma è evidente che sono anche eventi da interpretare a livello divino. Se è vero, come è vero, che gli apostoli diventano agenti di evangelizzazione nei giorni, nei mesi e negli anni dopo la risurrezione di Gesù, è altrettanto vero che lo Spirito Santo è, primo e ultimo, l'agente dell'evangelizzazione.
Così leggiamo oggi che Lidia ascolta Paolo, ma è il Signore che le apre il cuore. Gli apostoli sono, come Gesù aveva detto, testimoni del Vangelo a Gerusalemme, in Samaria e fino agli estremi confini della terra. Ma la loro missione di predicazione non avrebbe portato alcun frutto se non fosse stata iniziata e sostenuta dal Testimone, lo Spirito Santo, che opera in loro, parla con loro e agisce con potenza attraverso di loro.
Nella Prima Lettera di Giovanni leggiamo dei tre testimoni che confermano la predicazione del Vangelo: l'acqua, il sangue e lo Spirito, cioè il battesimo e l'Eucaristia, i sacramenti della fede e della carità, ma sempre anche lo Spirito. Nel Vangelo di oggi Gesù dice che gli apostoli testimonieranno, ma che anche lo Spirito di Verità testimonierà. È un'impresa comune, un'opera intrapresa insieme: «sembra bene a noi e allo Spirito Santo» (At 15,28), Stefano è un uomo pieno di fede e di Spirito Santo (At 6,5), Simone vuole comprarlo quando vede lo Spirito operare attraverso gli apostoli (At 8,18).
Con le orecchie ascoltiamo l'insegnamento dei testimoni del Signore, ma è solo lo Spirito che opera nei nostri cuori che ci permette di gustare e abbracciare la verità di quell'insegnamento. Con gli occhi vediamo le opere buone dei seguaci di Cristo e la gioia della loro vita insieme, ma è solo lo Spirito che opera nei nostri cuori che ci permette di comprendere e sperimentare l'origine divina dell'amore che essi condividono.
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