Letture: Atti 9,31-42; Salmo 116; Giovanni 6,60-69
La partenza di Paolo lascia la Chiesa in pace. Egli è come il profeta Elia, un turbatore di Israele. È irrequieto e appassionato, e tornerà dopo un periodo sabbatico nella sua città natale, Tarso. È un elemento nuovo, che non si integra facilmente nella comunità che vive dalla Pentecoste e che guarda al ministero pubblico di Gesù come modello e ispirazione.
Notate come tutto ciò che gli apostoli fanno e dicono riecheggia tutto ciò che Gesù ha detto e fatto e che Luca riporta nel suo primo libro, il Vangelo di Luca. Il momento più drammatico della lettura di oggi è quando Pietro non solo guarisce un paralitico, ma risuscita anche una donna dalla morte. La chiama per nome, Tabita, che è quasi esattamente la stessa parola aramaica usata da Gesù per risuscitare la figlia di Giairo (Marco 5,41).
Gli apostoli, e l'intera comunità cristiana, non solo trasmettono il messaggio di Gesù, ma continuano la sua opera e la sua missione. La passione e la morte di Stefano sono parallele a quelle di Gesù. L'incontro tra Filippo e l'eunuco etiope, che abbiamo riletto giovedì scorso, è parallelo a Luca 24 e all'esperienza dei due discepoli che incontrano uno sconosciuto sulla strada (vedi omelia dell'8 maggio 2025).
E così continua fino ai nostri giorni. La Chiesa è apostolica non solo nella sua origine e nel suo fondamento, ma anche nella sua missione. I discepoli sono chiamati e inviati, come Saulo diventa Paolo, a predicare e a guarire e a identificarsi sempre più con Cristo, così che non sono più loro e noi a vivere, ma Cristo che vive in loro e in noi. E Cristo farà attraverso di noi cose ancora più grandi di quelle che ha fatto lui stesso nel suo ministero pubblico (è probabilmente la più sorprendente delle sue promesse).
Cristo ci assicura la sua presenza nella Parola (parole che sono spirito e vita, parole di vita eterna) e nei Sacramenti. Questo è soprattutto nell'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana, in modo unico nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. L'Eucaristia è il nostro cibo e la nostra medicina, la nostra forza per il cammino e un'esperienza già della comunione che verrà nella gloria del suo regno.
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