Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

domenica 11 maggio 2025

QUARTA SETTIMANA DI PASQUA - DOMENICA (ANNO C)

Letture: Atti 13,14.43-52; Salmo 100; Apocalisse 7,9.14b-17; Giovanni 10,27-30

Le letture ci invitano a riflettere sui viaggi, sui diversi tipi di viaggio. Un primo significato, ovvio, è quello geografico, il viaggio da un luogo all'altro. Paolo, Barnaba e altri amici intraprendono viaggi lontano da Gerusalemme attraverso le terre e le città dell'Asia Minore e poi verso l'Europa, a Malta, in Italia. Così ci racconta gli Atti degli Apostoli, un movimento lontano da Gerusalemme di cui parla per primo Gesù all'inizio degli Atti e che poi viene portato avanti nelle missioni di predicazione degli apostoli che vi sono riportate. Questo movimento completa il movimento della prima opera di Luca, il terzo Vangelo, che è sempre “verso Gerusalemme”.

Lo scopo di questi viaggi rientra nella rubrica “portare la salvezza fino agli estremi confini della terra”. Gli apostoli, chiamati ad essere la luce delle nazioni, portano la salvezza di Dio fino agli estremi confini della terra.

Quest'ultima frase ha una lunga tradizione di uso nelle Scritture: il Servo del Signore di cui si parla nel Libro di Isaia è il primo la cui missione è descritta in questo modo. Poi Simeone, quando vede il bambino Gesù presentato nel Tempio, gioisce di vedere la salvezza di Dio, «luce per la rivelazione delle nazioni» (Luca 2, 32). Nel Vangelo di Giovanni, Gesù descrive se stesso come la luce del mondo (Giovanni 8, 12), mentre nel Vangelo di Matteo Gesù descrive i suoi discepoli come la luce del mondo (Matteo 5, 14).

I discepoli devono essere suoi testimoni in Giudea, Samaria e fino agli estremi confini della terra (Atti 1,8). Questo è ciò che racconta il libro degli Atti, come il messaggio della risurrezione fu portato a Roma, nel cuore del mondo conosciuto, e quindi fino agli estremi confini della terra. Paolo si considera l'apostolo dei gentili (Romani 11,13; Efesini 3,8; 1 Timoteo 2,7), colui che è stato mandato per aprire gli occhi dei pagani alla luce di Dio (Atti 26,18).

Qual è il significato teologico di questi viaggi? Attraverso questi viaggi di Gesù, di Paolo e degli altri apostoli, diaconi e discepoli, «la parola del Signore si diffondeva in tutta la regione» (Atti 13,49). Da un lato stiamo parlando di normali viaggi umani, dall'altro stiamo parlando della luce della Parola di Dio che comincia a risplendere in luoghi nuovi, in persone nuove e in altre vite.

Queste sono le persone che hanno attraversato la grande persecuzione, ci dice l'Apocalisse 7,14. Ci sono viaggi diversi da quelli fisici e geografici che sono centrali nella vita e nell'esperienza cristiana. Uno di questi è uno strano tipo di «viaggio», perché significa rimanere saldi nel tempo della persecuzione. L'Agnello conduce alle sorgenti di acqua viva coloro che sono rimasti saldi durante la persecuzione di Nerone. Ora stanno davanti al trono di Dio «che stenderà su di loro la sua tenda».

Che tipo di viaggio è questo? Non è un viaggio da un luogo all'altro, ma un viaggio da una condizione all'altra, da una fase della fede all'altra. Tutti coloro che seguono il Buon Pastore cercano di ascoltare la sua voce nelle situazioni mutevoli della loro vita e di vivere secondo ciò che egli chiede.

Oggi è la Domenica delle Vocazioni. Ci viene chiesto di pensare alla nostra vocazione non come a qualcosa che si ascolta e a cui si risponde una volta per tutte, ma come a una chiamata che ci viene rivolta ogni giorno, una chiamata che può ancora chiederci cose nuove nel nostro cammino attraverso la vita.

Ecco un altro significato dell'espressione «fino agli estremi confini della terra». Non si riferisce solo a tutti i luoghi e a tutti i tempi, ma anche a tutte le situazioni e a tutte le circostanze. Significa tutte le vite individuali, significa voi e me, chiamati ad essere luci per il mondo, cercando di portare il Vangelo in tutti i momenti della nostra vita, in tutti i nostri pensieri, parole e azioni.

Ognuno di noi deve quindi essere missionario, almeno per se stesso. C'è almeno questo territorio – la nostra vita, il nostro cuore, la nostra mente – di cui dobbiamo assumerci la responsabilità e cercare di portare la luce della parola di Cristo.

Nessun commento:

Posta un commento