Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

giovedì 8 maggio 2025

TERZA SETTIMANA DI PASQUA - GIOVEDI

Letture: Atti 8,26-40; Salmo 66; Giovanni 6,44-51

Il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli sono due parti dello stesso lavoro, interrotte nelle nostre Bibbie dal Vangelo di Giovanni. Quindi, in realtà, in questa grande opera in due parti, il racconto della morte di Stefano arriva solo otto capitoli dopo il racconto della morte di Gesù. Abbiamo visto come il processo e l'esecuzione di Stefano rispecchino in molti modi l'esperienza di Gesù. Allo stesso modo, solo otto capitoli dopo il racconto dell'apparizione di Gesù ai discepoli sulla strada per Emmaus, viene narrata la storia di Filippo e dell'eunuco etiope che egli finisce per battezzare.

Allo stesso modo, ci sono sorprendenti somiglianze tra gli eventi riportati in Luca 24 e quelli raccontati in Atti 8. I protagonisti sono in viaggio lontano da Gerusalemme. In entrambi i casi troviamo una o più persone che riflettono sull'operato di Dio nel mondo. In entrambi i casi troviamo una o più persone perplesse, per non dire altro, di fronte al “servo sofferente”. Lui e loro si chiedono chi possa essere questa figura, cosa Dio possa fare attraverso di lui. I due discepoli sulla strada per Emmaus pensavano che fosse lui il redentore di Israele. L'etiope è completamente smarrito.

In ogni caso, al viaggiatore o ai viaggiatori si unisce uno sconosciuto che, partendo da un testo, “spiega” loro la sofferenza di Cristo. In Luca 24 e Atti 8 abbiamo una liturgia della parola che conduce alla celebrazione di un sacramento. Nel Vangelo è la frazione del pane, il momento in cui i due discepoli riconoscono Gesù, proprio mentre viene loro tolto. Negli Atti è il battesimo dell'etiope: «Cosa mi impedisce di essere battezzato?» (che suona come una domanda della liturgia cristiana primitiva). I due sacramenti sono i modi in cui coloro che sono giunti alla fede possono partecipare al mistero pasquale di Cristo, identificarsi con esso e farlo proprio. Il battesimo è il sacramento in cui viene conferita per la prima volta la fede in quel mistero, così come conforma il battezzato a Cristo nella sua morte e risurrezione. E proprio come Gesù scompare nel momento in cui viene riconosciuto, così Filippo scompare dopo il battesimo e l'etiope non lo vede più.

Applicando tutto questo alla nostra esperienza, possiamo dire almeno questo: che le nostre liturgie e celebrazioni sacramentali sono strutturate in modo simile. C'è una liturgia della parola seguita dalla celebrazione del sacramento. Anche noi abbiamo bisogno che le ricchezze delle Scritture ci siano aperte, così come abbiamo bisogno che i nostri cuori, le nostre menti e i nostri occhi siano aperti alla presenza di Cristo tra noi. Proprio come per questi primi credenti, la sofferenza di Cristo rimane al centro di tutto: «Non era forse scritto che il Cristo dovesse soffrire per entrare nella sua gloria?». Non aveva forse detto (nel Vangelo di oggi) che il pane che avrebbe dato sarebbe stata la sua carne, per la vita del mondo?

Continuiamo ad aver bisogno di aiuto, qualunque sia la direzione in cui stiamo viaggiando, qualunque sia la nostra perplessità o il nostro smarrimento. Non siamo ancora entrati pienamente nel mistero della croce, che rimane una pietra d'inciampo e una follia. Ma qualunque sia la strada che percorriamo, qualunque siano le domande che ci poniamo, per quanto lontani possiamo essere dalla meta, lo Spirito ci cerca. Egli troverà il modo di assicurarci la presenza di Cristo, di aiutarci a comprendere il mistero del suo amore, di condurci a un'esperienza più profonda dei misteri che celebriamo nelle nostre liturgie e che cerchiamo di vivere nella nostra vita.

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