Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

martedì 7 maggio 2024

Pasqua, Sesta Settimana, Martedì

Letture: At 16,22-34; Sal 138; Gv 16,5-11

John Lonergan è stato governatore di Mountjoy, la più grande prigione d'Irlanda, per quasi un quarto di secolo. Il suo resoconto della sua vita nel servizio carcerario, The Governor, è una lettura molto interessante. Sembra che molte delle buone iniziative da lui intraprese per promuovere la riabilitazione dei detenuti siano state successivamente annullate. La ragione addotta è la scarsità di fondi in tempi economicamente difficili, ma non si può fare a meno di pensare che un'altra motivazione sia stata l'opinione (sorprendentemente espressa a Lonergan dai giovani che visitavano la prigione) che le cose che stava facendo fossero "troppo belle" per i detenuti. Sembra che la società voglia che le mura della prigione siano grandi e sicure e non si preoccupi molto di ciò che accade al loro interno, purché non sia "troppo bello" per i prigionieri.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che la pena ha tre scopi: proteggere la società da persone pericolose, ristabilire un equilibrio di giustizia che è stato disturbato e riabilitare i criminali in modo che possano tornare a vivere nella comunità.

Le letture di oggi invitano a riflettere sulle carceri e sull'amministrazione della giustizia. Paolo e Sila, come Pietro prima di loro, finiscono in prigione e vengono miracolosamente liberati. Una delle opere del Messia è quella di liberare i prigionieri e di condurre fuori dalle tenebre della prigione coloro che vi languiscono (Isaia 42,7; 61,1-2). Uno dei modi in cui gli esseri umani servono il Messia è visitare coloro che sono in prigione (Matteo 25:39,44). La liberazione miracolosa di Pietro, raccontata negli Atti 12, e quella di Paolo e Sila, raccontata nella prima lettura di oggi (Atti 16), sono quindi segni dell'arrivo dell'era messianica. Insieme alle altre opere meravigliose che il Messia compie, c'è la liberazione dei prigionieri, ed eccola qui, che avviene sotto i nostri occhi.

C'è un'atmosfera toccante quando Giovanni Battista, imprigionato, chiede di Gesù e gli viene detto che sta facendo tutte quelle cose che sono state predette dal Messia: i ciechi ricevono la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri viene annunciata la buona novella (Matteo 11,5). La sorprendente omissione da questo elenco, che riecheggia chiaramente i testi di Isaia citati sopra, è la liberazione di coloro che sono in prigione. Sembra crudele dire al Battista che il Messia sta realizzando tutto ciò che gli è stato predetto, tranne l'unica cosa in cui Giovanni ha un interesse personale più profondo. Ciò dà ulteriore peso all'affermazione conclusiva di Gesù: "Beato chi non si offende per me" (Matteo 11,6).

Cosa potrebbe accadere qui? Le liberazioni di Pietro, Paolo e Sila sono presentate come partecipazioni alla risurrezione. Pur non essendo fisicamente morti, gli apostoli sono confinati in luoghi oscuri, allontanati dalla vita, paralizzati e tenuti in catene. Sembra che solo dopo che il Figlio dell'uomo è stato imprigionato, fatto morire, mandato nel luogo delle tenebre, tolto dalla vita, paralizzato, e da lì è risorto nella gloria, la piena potenza liberatrice del regno messianico si sprigiona sul mondo. Ora anche i luoghi delle tenebre più profonde possono essere visitati e guariti (andò a predicare agli spiriti in prigione, ci viene detto in 1 Pietro 3:19).

Nella liberazione di Pietro, di Paolo e di Sila, assistiamo a drammatiche dimostrazioni di potenza: fondamenta che tremano, catene che cadono, porte che si aprono. Ma è un potere solo costruttivo, che porta alla riconciliazione, alla libertà e alla fede. Chi lavora con i detenuti cerca di stabilire le stesse cose per loro e in loro. Non si tratta di essere ingenui nei confronti del crimine o delle sue conseguenze, ma semplicemente di riconoscere che nessuno è fuori dalla portata della cura salvifica di Dio.

La lettura del Vangelo di oggi ci insegna che l'Avvocato che Gesù invierà, lo Spirito di Verità, è tanto un consigliere per l'accusa quanto per la difesa. Convincerà il mondo riguardo al peccato, alla giustizia e alla condanna. In altre parole, stabilirà la giustizia. Solo su questa base - sulla base della verità - la comunità umana può prosperare e progredire. La fede, la speranza e l'amore ci rafforzano in relazione alla Verità, convincendoci del suo potere supremo e rassicurandoci sul fatto che essa illumina anche le prigioni più buie.

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