Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

martedì 13 maggio 2025

Quarta Settimana di Pasqua, martedì

Letture: Atti 11,19-26; Salmo 87; Giovanni 10,22-30

Mentre la prima lettura ci porta avanti, nella vita nascente della Chiesa, il Vangelo sembra riportarci indietro, a un momento precedente alla morte e alla risurrezione di Gesù, quando egli discuteva ancora con «i Giudei» sulla sua identità.

Barnaba è la figura chiave nello sviluppo della Chiesa ad Antiochia. La comunità di Gerusalemme gli affida il compito di recarsi ad Antiochia per vedere come sta procedendo l'integrazione dei “greci”. Sembra che alcuni dei primi predicatori limitassero la loro predicazione agli ebrei, mentre altri erano aperti anche ai gentili. Tale apertura sembra essere stata la forza della comunità di Antiochia. Barnaba vede con i propri occhi che Dio sta concedendo la sua grazia in quel luogo. 

Ma non solo: ciò che vede ad Antiochia lo spinge ad andare alla ricerca di Saulo, che qualche tempo prima si era ritirato a Tarso, sua città natale. Saulo sembra aver vissuto lì una vita tranquilla per diversi anni. I suoi biografi ipotizzano che abbia trascorso quel tempo in preghiera e nello studio: Tarso era infatti un importante centro accademico.

Nel frattempo, secondo Atti 9-11, Pietro e la comunità di Gerusalemme stavano imparando lezioni importanti sulla missione universale della Chiesa: che Dio non fa preferenze, che anche i gentili stavano ricevendo la parola di Dio, che il dono dello Spirito Santo veniva effuso anche sui gentili. Gli apostoli vedevano queste cose, le interpretavano e le discernivano sotto la guida dello stesso Spirito.

Ad Antiochia Barnaba mette insieme i pezzi: è giunto il momento di riportare Saulo nella storia. Ricorderete che la predicazione di Saulo a Damasco e a Gerusalemme aveva provocato rabbia e opposizione in entrambi i luoghi, da parte degli ebrei da una parte e degli ellenisti dall'altra. Così egli andò a Tarso e le cose si calmarono.

Ma Barnaba, uomo buono, pieno di Spirito Santo e di fede, e anche, a quanto pare, uomo di eccezionale intuito e prudenza, riconobbe il dono di Saulo, forse ricevendo anche una visione della missione che questi avrebbe avuto come «San Paolo». Lo riportò indietro e insieme lavorarono ad Antiochia per un anno prima di intraprendere un viaggio missionario attraverso l'Asia Minore. Insieme costruirono la comunità di persone che ora, per la prima volta, erano chiamate cristiani. Questo è uno dei motivi per cui alcuni considerano Saulo/Paolo il fondatore della religione che divenne nota come «cristianesimo».

Il Vangelo di oggi è invece cupo. «Voi non credete perché non siete delle mie pecore», dice Gesù agli ebrei che lo interrogano. Le sue parole e i segni che ha compiuto nel nome del Padre avrebbero dovuto essere sufficienti a convincerli. «Dicci chiaramente», dicono. «Ve l'ho detto», risponde, «e le mie opere lo confermano». Sembra che non credano perché non appartengono al gregge di Gesù. Avremmo forse preferito che fosse il contrario: voi non appartenete al mio gregge perché non credete. Quindi credete e appartenete. Ma come lo esprime Gesù, sembra più una sua scelta che una loro: se apparteneste al mio gregge, credereste. Ma voi non appartenete e quindi non credete.

La loro situazione è irreversibile? Gran parte del Vangelo e del resto del Nuovo Testamento ci dice che non può essere così. Allora come possiamo appartenere al gregge di Gesù per credere alle sue parole e alle sue opere? Dobbiamo ascoltare la sua voce e seguirlo: questo è il messaggio di Gesù nel Vangelo. È così che si appartiene a lui e si arriva a credere. Dobbiamo pregare per la grazia di Dio e il dono dello Spirito Santo, ascoltare la sua voce in questo modo: questo è il messaggio della prima lettura. È lo Spirito Santo, che opera attraverso le parole e le opere dei predicatori e dei testimoni, che edifica la Chiesa in ogni generazione, formando uomini e donne buoni che appartengono al gregge del Signore, la cui fede darà loro il diritto di essere chiamati «cristiani».

Nessun commento:

Posta un commento