Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

giovedì 27 luglio 2017

LA VIA DEL PARADOSSO E DEL MISTERO



Si dice che Mark Twain affermasse che non erano le parti della Bibbia che non capiva che lo preoccupavano, ma quelle che capiva. Ci sono molte cose che capiamo e con le quali possiamo campare. Quello che Gesù chiede ai suoi discepoli è molto chiaro: il grande comandamento dell'amore, il nuovo comandamento di amarci l'un l'altro come lui ci ha amati, la compassione del Buon Samaritano e del Padre Prodigo, il prendere ogni giorno la propria croce per seguirLo, pregare come Lui pregava, stare con gli altri come Lui stava con gli altri ...
Forse pensiamo che le parti della Bibbia che non capiamo contengano una verità più sofisticata o profonda di quelle che capiamo. Di fronte a una dichiarazione come quella del vangelo di oggi, che "a chiunque ha sarà dato, e sarà nell'abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha", potremmo solo grattare le nostre teste e dire: "Bene, è una sorta di pensiero poetico, una sorta di saggezza paradossale: non avendo senso logico, andiamo avanti con quello che capiamo ..."
C'è qualcosa da imparare nel vivere con i paradossali e sconcertanti insegnamenti delle Scritture, ma sembra avere più a che fare con il tipo di pedagogia di cui abbiamo bisogno e il tipo di ignoranza da cui dobbiamo essere salvati piuttosto che con l'insegnamento stesso. Gesù non è venuto a insegnare una dottrina pubblica per molti e una dottrina privata per pochi. La sua dottrina è chiara e ben pubblicata e il mondo intero sa quello che è.
Il problema per noi è entrare in una comprensione vera e rispettosa di quella dottrina, ed è qui che entrano in gioco i misteri e i paradossi. Possiamo imparare in maniera relativamente facile le risposte alle domande del catechismo. Ma ci sono cose da cui dobbiamo liberarci se vogliamo vivere ciò che leggiamo e l'unico modo per raggiungere questa libertà è il paradosso e il mistero. Altrimenti crederemo di capire. Ci illuderemo di vedere. Penseremo di sentire. Per motivi che hanno a che fare forse con la creaturalità e certamente con il peccato, il mezzo della nostra formazione deve includere questi momenti di perdita ed esilio, di cadere nell'oscurità e tornare alla luce, di non avere nulla, neanche una filosofia soddisfacente di quella nullità.
Spesso preferiamo lasciare che altri entrino nell'oscurità del mistero divino: santi, mistici, profeti, insegnanti. Ci uniamo alla folla ai piedi della montagna, in attesa di ascoltare quello che hanno da dire quando ritornano. Ma Gesù chiama ognuno di noi dentro quel mistero, chiama ognuno a vedere in modo nuovo, ad ascoltare in modo nuovo, ad ascoltare e a capire. Per questo abbiamo bisogno del cuore nuovo che ci dà, un cuore ammorbidito dall'apertura alle sofferenze del mondo.

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