Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

mercoledì 16 luglio 2025

Settimana 15 Mercoledì (Anno 1)

Letture: Esodo 3,1-6.9-12; Salmo 103; Matteo 11,25-27

Cosa c'è nei bambini che permette loro di ricevere ciò che gli intelligenti e i sapienti non riescono a ricevere? Una delle cose che ricordo chiaramente dei miei anni scolastici è che il nostro insegnante di economia (in seguito la materia è stata chiamata “organizzazione aziendale”) ci diceva che le due parole più potenti nella pubblicità sono “gratis” e “nuovo”. È ancora così, a giudicare dalla frequenza con cui queste parole compaiono nelle pubblicità. Quindi il Vangelo, che è “nuovo” e ‘gratis’, dovrebbe essere uno dei prodotti più facili da “vendere” al mondo. Dio è sempre nuovo e sempre gratuito: la gioia contagiosa della Parola scaturisce proprio da questa novità e libertà del Vangelo.

Patrick Kavanagh, nella sua poesia intitolata Advent, coglie un aspetto dell'infantilità che permette ai bambini di ricevere. Parla della meraviglia che c'era in ogni cosa banale quando la guardavamo da bambini. Qualsiasi cosa banale, vecchia, familiare, è meravigliosa agli occhi di un bambino. Forse il bambino la vede per la prima volta. Certamente il bambino viene al mondo con un senso di meraviglia, pronto per l'avventura, aperto alle possibilità, forte nella speranza (il bambino ha una lunga vita davanti a sé e quindi è naturalmente pieno di speranza, dice Tommaso d'Aquino). 

Lo stesso vale per la libertà. Da adulti stanchi, potremmo ritrovarci ad invidiare la libertà e la spontaneità dei bambini. Non ancora fissati nei loro modi, i bambini non sono limitati dalle convenzioni del mondo, dai protocolli stabiliti e obbligatori che riducono le possibilità, limitano le libertà, accorciano gli orizzonti. C'è una fiducia, un'apertura, una disponibilità ad imparare nel bambino. Naturalmente questo comporta dei pericoli, ed è in parte a causa di questi pericoli che diventiamo cauti, prudenti e meno spontanei.

Crescendo, diventiamo colti e intelligenti e diventa più difficile accogliere il Vangelo con lo stupore e la libertà dei bambini. Agostino lamenta di essere arrivato tardi all'amore di Dio: «Tardi ho amato te, o Bellezza, antica e sempre nuova». Scrive all'età di 45 anni della sua tardiva conversione all'età di 32 anni! Che speranza c'è per chi ha 50 o 60 anni, o peggio? Eppure mio padre, per esempio, ha conservato un senso di meraviglia infantile fino alla fine della sua vita, quando aveva quasi 80 anni.

Mentre la vita mette alla prova il nostro senso di meraviglia e il nostro senso di libertà, è fondamentale ricordare che stiamo parlando dell'infanzia spirituale, del livello di vita nello Spirito, dove attingiamo il nostro senso di meraviglia e libertà non da noi stessi ma da Dio che è «sempre antico e sempre nuovo», che è assolutamente fedele eppure infinitamente libero. E se Dio fosse la cosa più piccola che esiste, chiede uno dei padri greci, cercando di sciogliere le arterie indurite della nostra teologia? E se Dio fosse la cosa più giovane che esiste, potremmo aggiungere. E se fosse come se fosse appena arrivato sulla scena?

Un modo per cercare di arrivare a questo è parlare di un «Dio delle sorprese». Egli certamente sorprese Mosè apparendo e parlando da un roveto ardente: che meraviglia! I bambini amano le sorprese, mentre gli adulti tendono ad essere diffidenti («Stai lontano da lì, tesoro»). Ai bambini piace il brivido dell'imprevisto, mentre gli adulti si chiedono cosa ci sia dietro. Ma dobbiamo rimanere pronti alle novità se vogliamo rimanere aperti alla conversione. Come possiamo avere una mente nuova su qualsiasi cosa se il nostro apprendimento e la nostra intelligenza bloccano ogni flessibilità, ogni incertezza? L'apprendimento e l'intelligenza sono ottime cose, ma ci aiutano a rimanere liberi mentre maturiamo?

Chi lo conosceva dice che il domenicano francese Marie-Dominique Chenu conservava, anche a novant'anni, un entusiasmo infantile e uno stupore per le cose. Egli certamente celebra Tommaso d'Aquino come «un innovatore nella creatività di un mondo nuovo». Nell'articolo in cui parla della novità nella teologia di Tommaso, cita una poesia della beghina fiamminga Hadewijch di Anversa. Essa coglie molto bene ciò che la lettura del Vangelo di oggi ci invita a riflettere:

Possa Dio darci il nuovo senso di un amore più libero e più nobile

affinché in Lui la nostra vita rinnovata possa ricevere ogni benedizione;

affinché la nuova vita ci dia un gusto nuovo

come solo l'amore può dare nella sua pura freschezza;

l'amore è potente ed è la nuova ricompensa

per coloro in cui la vita è rinnovata solo per Lui,

voi che desiderate conoscere di nuovo,

nella nuova primavera, il nuovo amore.

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