Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

lunedì 21 luglio 2025

Settimana 16 Lunedi (Anno 1)

Letture: Esodo 14,5-18; Salmo 15; Matteo 12,38-42

Cosa dobbiamo fare con questo Dio guerriero che trova la sua gloria nella distruzione degli eserciti? Mentre gli egiziani si pentono di averli lasciati andare, gli ebrei dimostrano che la loro “fuga trionfale” non è poi così trionfale. Alla prima minaccia anche loro si pentono e dicono: “Meglio la schiavitù che conoscevamo che il futuro incerto verso cui questo Mosè ci sta conducendo”. Neanche loro sono convinti dell'affidabilità di questo Dio guerriero.

Forse possiamo già trarne una lezione: preferiamo le dipendenze e i limiti che conosciamo alle promesse di una libertà futura che non abbiamo ancora sperimentato? Cosa ci vorrebbe per liberarci da quelle dipendenze e limitazioni, per permetterci di perseverare nei momenti incerti che stanno in mezzo, e per sostenere la nostra speranza di essere condotti in una terra di libertà e di vita nuova?

Il Dio guerriero offre il suo potere come base per la fiducia e la speranza. Se lui è dalla nostra parte, chi può essere contro di noi? Certamente non i poveri egiziani, la cui sconfitta celebriamo ancora ogni Pasqua. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno, tuttavia, non è un Dio che conosce il potere e può agire da lì, ma un Dio che conosce l'impotenza e può comunque agire da lì. La provvidenza di Dio sta portando la Chiesa in molte parti del mondo al punto in cui deve rendersi conto di questo: non ricchezza, potere, status, ma povertà, debolezza, insignificanza... cosa si può ancora fare da lì, forse in modo più autentico?

Questo è il segno che Gesù offre nella lettura del Vangelo, la versione di Matteo del segno di Giona. Non è il segno di una nuova manifestazione di potenza militare. È il segno – ridicolo e assurdo! – di un uomo intrappolato nel ventre di un mostro marino per tre giorni e tre notti. È il segno – ridicolo e assurdo! – di un uomo appeso morto a una croce. Così il Figlio dell'uomo sarà sepolto nel cuore della terra: conquistato, sconfitto, non solo indebolito, ma reso completamente impotente.

Risorgere da lì non è un esercizio di potere più forte di qualsiasi altro conosciuto dall'umanità. È la rivelazione di un potere che va oltre la nostra esperienza e comprensione. Il nostro Dio guerriero, il nostro eroe, non è potente come viene descritto il Dio guerriero dell'Esodo. In realtà è più simile agli egiziani che agli ebrei nel momento cruciale della loro sconfitta. Ma è più grande di Salomone e Giona, più grande di Mosè e Davide. Il suo potere non è solo il più potente tra quelli che conosciamo, ma supera tutti i tipi di potere che conosciamo. Il suo regno non è solo di un tipo diverso da quelli che conosciamo, ma non è affatto di questo mondo.

Come possiamo imparare a interpretare questo segno in modo da viverlo? Come possiamo abbracciare l'impotenza per entrare nel nuovo mondo creato da Gesù? Come possiamo fare dell'amore di Dio, quella nuova realtà che Gesù infonde nel mondo, il fondamento di tutte le nostre relazioni? Di tanto in tanto intravediamo il potere dell'amore di Dio, ma abbiamo bisogno del suo aiuto per potervi credere ad ogni passo. Se vogliamo perseverare nei momenti di incertezza e di dubbio. Se vogliamo lasciarci alle spalle il conforto della schiavitù conosciuta e avventurarci verso la terra promessa della libertà e della vita nuova.

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