Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

mercoledì 6 agosto 2025

Festa della Trasfigurazione 6 agosto (Anno C)

Letture: Daniele 7,9-10.13-14; Salmo 97; 2 Pietro 1,16-19; Luca 9,28b-36

Quest'anno leggiamo il racconto della Trasfigurazione secondo Luca. Ci sono diversi elementi che si trovano solo nel suo racconto: il riferimento all'«esodo» che Gesù avrebbe compiuto a Gerusalemme è quello più spesso citato. Ma c'è anche un riferimento al sonno, o meglio al «semicomma», dei discepoli: solo Luca ce ne parla. Qual è il significato di questo semicoma dei discepoli?

Sentiamo parlare di sogni e di dormiveglia anche nella prima lettura di oggi, nelle visioni notturne di Daniele. Non è l'unico riferimento di questo tipo nella Bibbia, dove sono numerose le storie di Dio che appare in sogno o in trance non solo a Daniele, ma anche ad Abramo, a Giacobbe, a suo figlio Giuseppe, al sacerdote Eli, al profeta Elia, a Giuseppe, sposo di Maria, e ad altri. È un sogno? Sta accadendo in un'altra dimensione? È il sonno della rivelazione, il sonno dell'incontro divino.

Il sonno dei discepoli durante la Trasfigurazione appartiene a questa linea biblica: in questo stato di trance qualcosa viene rivelato, si incontra Dio. Il termine usato nel Vangelo di Luca si riferisce a un dormiveglia, simile al crepuscolo, ma più precisamente si riferisce al tipo di luce che c'è quando si avvicina l'alba. Si dice che si svegliarono nella luce fioca ma pregnante dell'alba. I discepoli vengono portati da una vita sotto una luce a una vita sotto una luce diversa. Hanno sonnecchiato durante la rivelazione, durante la conversazione tra Mosè, Elia e Gesù, ma molto lentamente arriveranno a comprenderla meglio.

Sembra che i discepoli tendano ad essere pigri. Lo spirito del sonno li assale facilmente, offuscando loro gli occhi e le orecchie (Deuteronomio 29,4; Isaia 29,10; Romani 11:8; Matteo 13:15; Marco 13:36). Il momento più famoso è il loro sonno nel Giardino del Getsemani: «Non siete riusciti a vegliare un'ora con me?». Spesso Gesù chiama i suoi discepoli semplicemente a svegliarsi, «alzatevi e pregate», «vegliate», «state all'erta», «state pronti». Le vergini che attendono lo sposo devono vegliare perché non sanno a che ora verrà. Ma le sentinelle d'Israele dormono (Isaia 56,10). Luca ci dice che nel Getsemani i discepoli dormivano a causa del loro dolore, ma nella Trasfigurazione non dà alcuna ragione per la loro pigrizia.

C'è quindi un sonno che è occasione di rivelazione e di incontro, e c'è un sonno che significa torpore e disattenzione. E c'è anche il sonno della morte. La figlia di Giairo è morta, dice la gente. Lei dorme, dice Gesù, e loro ridono. Lazzaro dorme finché Gesù non lo richiama alla vita. Anche Gesù dormiva e si svegliò, come Giona, in una barca sbattuta dalla tempesta. «La notte è avanzata, il giorno è vicino. È ora di svegliarsi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora che quando abbiamo creduto» (Romani 13, 11-12). Nel Nuovo Testamento il dormire e il risvegliarsi riguardano la morte e la risurrezione, riguardano l'essere salvati e l'essere portati alla gloria. «Svegliati, o tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà» (Efesini 5,14).

I discepoli sono candidati alla trasfigurazione. Devono prepararsi per una vita nuova, pienamente vigile. Lo stesso potere con cui Cristo sottomette l'intero universo – il suo potere di Creatore – trasformerà i nostri corpi umili in copie del suo corpo glorioso. Dio agisce nuovamente in Gesù per portare i discepoli dal sonno alla veglia. Li conduce dal regno delle tenebre alla nuova luce che già risplende. Li conduce dalla morte alla vita e ciò che sta accadendo loro nella Trasfigurazione è un'anticipazione di questo.

Dio non dorme. Ci sono alcuni bellissimi passaggi nelle Scritture che ce lo assicurano. Mendelssohn ha messo in musica uno di questi, il Salmo 121, che ci dice che Colui che veglia su Israele «non sonnecchia né dorme». La notte dell'esodo dall'Egitto fu una notte di veglia del Signore (Esodo 12,42). La Trasfigurazione ci insegna che anche la notte della passione e della morte di Gesù sarà una notte di veglia del Signore, il Dio di Israele. «Svegliati, non ci respingere per sempre», gridiamo nel Salmo 44, «alzati, redimici per il tuo amore».

Il dormiveglia dei discepoli ci mette in allerta, ci risveglia a un ricco filone di pensiero che si intreccia nelle Scritture. Adamo, il primo uomo, dorme e Dio crea Eva da lui. Dio riversa i suoi doni sui suoi amati mentre dormono. Sulla croce Gesù consegna lo spirito, sprofondando nel sonno della morte, ma il suo cuore è sveglio (Cantico dei Cantici 5,2) perché il suo amore è più forte della morte. La Chiesa nasce dal suo costato mentre dorme e quando si risveglia, risorto dai morti, è diventato il primo frutto di tutti coloro che si sono addormentati, tutti coloro che il Padre gli ha affidato.

Un'antica iscrizione cristiana, usando lo stesso termine greco che Luca usa qui per il risveglio dei discepoli, parla di Cristo come della «luce che risveglia». Egli è la Luce del mondo, pienamente sveglio in se stesso, ma anche la Luce che risveglia tutti gli altri a una nuova vita, a una nuova comprensione, a un nuovo amore.

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