Letture: Giudici 11,29-39; Salmo 40; Matteo 22,1-14
La storia del voto di Iefte è una delle più tristi della Bibbia. È un monito contro qualsiasi tipo di contrattazione con Dio. Promettendo di sacrificare la prima creatura vivente che incontrasse se il Signore gli avesse concesso la vittoria sugli Ammoniti, Jefte torna a casa e viene accolto dalla sua unica figlia (di cui non conosciamo il nome). Inorridito da ciò che il suo voto ora gli impone, le concede del tempo per “piangere la sua verginità” prima di adempiere al voto.
Anche il Vangelo è pieno di violenza, omicidi e caos. Sentiamo parlare di un altro capo, un re, determinato a organizzare un banchetto nuziale degno di suo figlio. Quando gli invitati rifiutano di venire e addirittura picchiano e uccidono i suoi servi, egli manda le sue truppe ad ucciderli. Ne vengono quindi invitati altri, chiunque, in modo che ci sia la casa piena per il matrimonio di suo figlio. Ma poi c'è il problema dell'abito nuziale mancante e di un uomo che viene cacciato perché non lo indossa.
Come se si dovesse andare in giro sempre con un abito nuziale a portata di mano, nel caso in cui uno sconosciuto ti inviti a un matrimonio! Ebbene, questa è una delle lezioni della parabola: essere sempre pronti perché non si conosce il giorno né l'ora.
Ogni storia è strana e contiene avvertimenti e lezioni morali. Ma come tante letture della Bibbia, esse prendono vita e rivelano tutta la loro verità solo quando le leggiamo in un modo cristologico, cioè quando le riferiamo a Cristo. Noi crediamo che nella sua sofferenza e morte, il Figlio di Dio ha attirato a sé tutta la violenza e le paure primitive del mondo, tutto l'odio e i tradimenti che corrompono e distorcono le relazioni umane. In breve, egli è il nostro salvatore e il nostro redentore.
Ora sappiamo chi è l'unico figlio che è stato sacrificato, dato per tutti noi, come riscatto per la nostra salvezza. Ora sappiamo chi è colui che è stato spogliato di tutte le sue vesti, di tutti i suoi diritti, svuotando se stesso fino alla morte sulla croce, in solidarietà con tutti coloro che sono stati scacciati. Ma vediamo la salvezza in questi eventi perché crediamo che Dio era in Cristo a riconciliare il mondo a sé stesso. Questa riconciliazione non avviene attraverso leggi ferree di rituali o voti, né attraverso una comprensione primitiva del sacrificio, ma semplicemente dall'amore e dall'obbedienza dell'Unico Figlio, Colui che è più vicino al cuore del Padre, che nel nostro mondo peccatore ha seguito il cammino che ha scelto per rivelare il cuore di Dio al mondo.
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