Letture: Siracide 3,17-20.28-29; Salmo 67; Ebrei 12,18s.22-24; Luca 14,1.7-14
L'insegnamento di Gesù non è solo una questione di galateo sociale, come quello che troviamo in alcune parti della letteratura sapienziale: meglio occupare un posto più umile con la possibilità di essere promossi che occupare un posto più alto con la possibilità di essere retrocessi (e l'imbarazzo che ne deriverebbe). Quando parla di un “banchetto nuziale”, si riferisce sempre al banchetto nuziale nel regno che sta per venire. Chi ha diritto di partecipare? Qual è la base di tale diritto? Da dove proviene l'invito? E come vengono classificate le persone al banchetto nuziale del regno? C'è qualcuno più importante di qualcun altro? Sembra che la risposta sia “no”. In una bella frase, la seconda lettura di oggi parla dell'“assemblea dei primogeniti”, in un'altra traduzione “dove tutti sono figli primogeniti e cittadini del cielo”.
Le persone si guardano attentamente l'un l'altra. Questo accade ai banchetti nuziali. Le persone hanno occhi attenti gli uni per gli altri, per vedere vecchi amici e familiari, ma anche per vedere chi è più “in”, per vedere quali sono la moda e lo stile: è molto bello essere stati invitati, eppure ci chiediamo se gli altri siano in qualche modo preferiti a noi. Chi non pensa al proprio posto quando vede come sono disposti i posti a sedere?
Qui però dobbiamo guardare prima di tutto al padrone di casa. Che tipo di persona è il padrone di casa? E chi è probabilmente il più importante nel suo regno? Nelle parabole di Gesù, il padrone di casa è spesso il Padre Celeste, che è sempre gentile e generoso, benevolo con gli ingrati e i malvagi. Anche noi dobbiamo essere così, dice Gesù, dobbiamo essere questo tipo di padroni di casa per gli altri. Essere veramente generosi significa invitare coloro che non sono in grado di ricambiare la nostra generosità. Dovete invitare i poveri, gli storpi, gli zoppi e i ciechi. Questi sono i beneficiari del regno messianico e coloro che appartengono al Messia, che desiderano essere “cristiani”, sono chiamati a mostrare una generosità disinteressata verso i poveri.
Quindi le letture di oggi riguardano l'umiltà e la grazia. La persona umile non si confronta con i suoi compagni di tavola né con l'idea che ha di sé stessa. La persona umile si confronta solo con Dio, riconoscendo così la propria grandezza e la propria nullità. L'insegnamento di Gesù è anche un invito alla generosità. Siate ospiti generosi, dice, e infrangete le rigide regole della convenienza sociale. Il tuo invito al banchetto celeste è una questione di grazia, non di diritto. Se riesci a vivere con una generosità comparabile, stai già vivendo la vita della risurrezione. Coloro che vivono nella vera carità sono già ospiti al banchetto, sono già cittadini del regno dei cieli.
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