Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

venerdì 29 agosto 2025

MARTIRIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA - 29 AGOSTO

Letture: Geremia 1,17-19; Salmo 70(71); Marco 6,17-29

Erode temeva Giovanni Battista e, quando lo sentiva parlare, era perplesso. Aveva paura perché sapeva che Giovanni era santo e giusto, eppure gli piaceva ascoltarlo. Erode è il classico esempio di persona indecisa, attratta dal bene, forse persino capace di vedere ciò che è giusto, ma priva della forza di carattere o della maturità morale necessarie per seguire ciò che sa essere giusto e per ordinare i propri desideri di conseguenza. In un certo senso, Erode è “l'uomo comune”.

Quanto è comune questa ambiguità di fronte alla santità e alla giustizia? La Bibbia ne parla spesso, in momenti e contesti molto diversi della storia del popolo. «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me» (Isaia 29, 13; Matteo 15, 8). «Purificate i vostri cuori, voi che avete una mente doppia» (Giacomo 4, 8). «Fino a quando continuerete a zoppicare tra due opinioni?» (1 Re 18, 21). «Non faccio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio» (Romani 7, 19).

Erode non è una persona attraente e potremmo facilmente liquidarlo come patetico e inefficace. La frequenza con cui la Bibbia esorta il popolo alla determinazione, ricordandogli la sua doppiezza, è sufficiente per assicurarci che il problema non è solo di Erode e che dove diciamo «suo» o «loro» dovremmo in realtà dire «mio» e «nostro».

Vediamo il problema di Erode in modo drammatico, infatti è stato spesso drammatizzato dai compositori di musica, dagli scrittori di opere teatrali, dai pittori. Per noi, però, è più utile riflettere sulla nostra doppiezza, su come questo problema è presente in noi stessi. In che modo vacillo tra opinioni diverse? In che modo vedo ciò che è bene eppure faccio ciò che è male? In che modo continuo a professare a parole di seguire Cristo mentre il mio cuore, almeno in parte, è altrove?

Potremmo trovare Giovanni Battista ammirevole ma un po' sgradevole, un uomo integro, sì, ma un po' feroce nel suo stile e nel suo insegnamento. Finché lo vediamo così, siamo più o meno dalla parte di Erode, timorosi di ciò che Giovanni ci chiede eppure desiderosi di ascoltarlo. Perché ciò che annuncia è semplicemente il regno di Dio, la buona novella. Il suo messaggio è il messaggio di Gesù, altrettanto esigente e intransigente. «Miserabile me», conclude Paolo, riflettendo sulla propria indecisione. «Chi mi libererà da questo corpo di morte?» (Romani 7, 24).

Quando affrontiamo direttamente questo problema in noi stessi, arriviamo alla stessa domanda. È un problema di carattere o di formazione? È un problema di natura o di educazione? È una questione di fortuna o di sfortuna? È semplicemente il desiderio che si rivela troppo forte per la ragione?

Erode non sa a chi rivolgersi per chiedere aiuto e ne consegue la tragedia del martirio di Giovanni. Paolo invece sa a chi rivolgersi: «Grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore». Continuiamo anche noi a guardare in quella direzione, verso Colui che Giovanni Battista ha indicato come l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. La nostra speranza è che Egli possa far fronte anche ai peccati della mia indecisione. Egli ci insegna a non avere paura, a cercare, a chiedere e a bussare. Ci chiede di aprirgli la porta e di permettergli di rafforzarci nella santità. Egli può farlo, nonostante a volte possiamo essere simili a Erode.

Nessun commento:

Posta un commento