Un regalo più grande non potevi farmi, uno zampillo d’acqua fresca dopo giorni e giorni in un deserto che sai bene quanto arido. Sarò all’altezza di questo dono, lo prometto a me stessa.
Etty Hillesum

Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!
Caterina da Siena

martedì 19 agosto 2025

Settimana 20 Martedi (Anno 1)

Letture: Giudici 6,11-24; Salmo 85; Matteo 19,23-30

Se qualcuno mi apparisse e mi chiamasse “uomo forte e valoroso”, saprei che mi sta prendendo in giro. È così che l'angelo del Signore si rivolge a Gedeone nella prima lettura, e lui naturalmente diffida. Man mano che la storia prosegue, Gedeone si lascia coinvolgere in uno di quei tipici scambi verbali ebraici con Dio, il genere di conversazione che avevano Abramo, Mosè e altri (e che conosciamo bene anche da Fiddler on the Roof). Poiché tendiamo a leggere ogni passo delle Scritture con la stessa solennità, gran parte della varietà di stati d'animo e di colori va perduta. Certamente non ci aspettiamo una commedia, eppure è proprio quello che troviamo qui. Gedeone è consapevole di essere un uomo comune, appartenente a una minoranza del popolo d'Israele, e non un guerriero valoroso. Ovviamente non lo è, e il punto è proprio questo: quando arriverà il successo, sarà più facile riconoscerlo come opera di Dio.

Anche nel Vangelo c'è commedia. Prima di tutto ci viene chiesto di ripensare a quella strana idea, un cammello costretto a passare attraverso la cruna di un ago (un po' come la barzelletta su come mettere un elefante in un sacchetto di patatine: seguire attentamente le istruzioni). È impossibile per gli esseri umani che un ricco entri nel regno dei cieli... Pietro interviene e, come al solito, fraintende. E noi che abbiamo lasciato tutto per seguirti, cosa otterremo? Qual è l'economia della situazione dal nostro punto di vista? C'è forse una nota di esasperazione nella risposta di Gesù: va bene, se continuate a ragionare in questi termini, immaginatevi seduti su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele (è uno scherzo: la battuta finale deve ancora essere rivelata).

Questo è un commento che prendiamo molto sul serio e leggiamo con grande solennità e che, naturalmente, contiene una profonda verità: la Chiesa è fondata sugli apostoli e sulla loro predicazione. Ma questo è un altro momento della lunga lotta che Gesù ha con i discepoli nel tentativo di insegnare loro chi è Lui e qual è la Sua missione. Dovete diventare come bambini piccoli, chi vuole essere grande deve essere il servitore di tutti, chi si esalta sarà umiliato... eppure Pietro continua a chiedersi quale sia il cambio: cosa avremo in cambio? L'amore che Gesù è venuto a instaurare per noi non pone questa domanda.

Ma la battuta continua e c'è una frecciata finale. Certo, aggiunge Gesù, è ancora vero che i primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi. Nella «divina commedia» che si svolge, Gesù finisce sulla croce e quello è il trono da cui giudica il mondo. Gli apostoli, come aveva predetto, finirono anch'essi sulla croce, sui patiboli e su altre piattaforme di esecuzione, testimoniando l'amore che avevano trovato in Lui e unendosi a Lui nel giudicare il mondo, con la loro testimonianza, come martiri.

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